DOVE MANGIARE IN PUGLIA?

Insieme all’elenco che ti invieremo privatamente, clicca su IL TAGLIERE DELLE PUGLIE” per scoprire la nostra guida su ristoranti, enoteche, pizzerie dove trascorrere una bella serata, mangiando bene, a Manduria e dintorni.

QUALI SONO LE SPIAGGE DA VISITARE ASSOLUTAMENTE?

Clicca su questo articolo “LE 5 SPIAGGE LIBERE Più BELLE VICINO A MANDURIA”.

Clicca su questo articolo “5 STRUTTURE BALNEARI VICINO A MANDURIA

QUALI ESPERIENZE NON DEVO PERDERMI?

Manduria vanta una posizione centrale che consente di esplorare la Puglia in lungo e in largo. Oltre ad essere equidistante dalle province di Brindisi, Lecce e Taranto, in meno di 2 ore potrete raggiungere Bari o dal lato opposto, la punta estrema dello stivale: Leuca.

Cliccando su “PALTOURS” potrete scoprire la nostra guida su esperienze da vivere a Manduria, borghi da scoprire nelle zone limitrofe, visite guidate per ammirare la storia e la cultura del nostro territorio.

Manduria è conosciuta ormai da diverso tempo come la “terra del Primitivo”, ed è per questa ragione che nel PalÈat B&b non poteva mancare la “camera Primitivo” .

La camera Primitivo è una camera tripla composta da un letto matrimoniale e uno singolo, ha un bagno privato e a differenza delle altre camere è accessibile anche a persone con disabilità.

La tela protagonista di questa camera rappresenta un grappolo d’uva realizzato con strozzapreti al primitivo e acini di un grappolo di primitivo avanzato dalla nostra vendemmia.

CARATTERISTICHE DEL VINO PRIMITIVO
Il Primitivo di Manduria DOC si presenta di colore rosso rubino , quasi impenetrabile; al naso sprigiona profumi di frutti scuri e spezie; all’assaggio è caldo, morbido, strutturato e di buona persistenza.
Il primitivo è un vitigno a bacca rossa tipico della Puglia.
Il vitigno primitivo raggiunge le vette di maggior qualità nelle zone di Manduria e Gioia del Colle. Il nome deriva probabilmente dalla maturazione precoce. Alcuni studi sul DNA hanno evidenziato importanti somiglianze con lo zinfandel coltivato in California e Australia, anche se non si è ancora giunti a una conclusione certa in questo senso.
Il Primitivo di Manduria ha ottenuto la DOC nel 1974.

LA VENDEMMIA
Nelle nostre campagne la Vendemmia rappresenta un periodo molto particolare, in quanto s’incentra nella raccolta e nella spremitura dell’uva da vino e solitamente ha luogo tra la fine di agosto e inizi di settembre.
Ai tempi dei nostri nonni la vendemmia veniva fatta manualmente, con gli antichi metodi tradizionali, e mai si sarebbe potuto immaginare che saremmo riusciti a costruire delle macchine “vendemmiatrici”, le quali, scuotendo in senso verticale o laterale le viti, lasciano cadere il frutto, che a sua volta è riposto in grossi tini, senza toccare terra.
Il nonno ci raccontava che in quei tempi si procedeva o con la vendemmia a scalare, cioè raccogliendo in tempi diversi l’uva di una vigna, secondo il grado di maturazione raggiunto dai singoli grappoli, oppure con la “vendemmia ritardata”, che consisteva nel rinviare di qualche giorno la raccolta per far crescere la quantità di uva da cogliere, lasciando migliorare la maturazione e aumentare il valore zuccherino.
Tutto era affidato alla saggezza dell’esperienza.

Per la vendemmia si organizzavano le “squadre”, in dialetto ” Lu Antu”.
Queste erano composte di Uomini e donne che al mattino cominciavano a lavorare molto presto : l’uva non doveva essere raccolta col caldo, per non incorrere in spiacevoli fermentazioni. Di solito si comincia prima dell’alba, sempre che l’uva non sia bagnata di pioggia, nebbia o rugiada, le quali comprometterebbero la qualità del mosto, e quindi, del vino. I grappoli dovevano essere riposti nei panieri o nei canestri, perché gli acini non fossero schiacciati e non si verificasse fuoriuscita di liquidi, che avrebbe potuto far anticipare la fermentazione e alterare il processo di vinificazione.
Nelle squadre numericamente prevalevano le donne le quali, munendosi di apposite forbici o di uno speciale coltello, staccavano i grappoli dalle viti e li raccoglievano in un paniere. Gli uomini svuotavano i panieri nei canestri, che ripieni erano trasportati a spalla “dallu ncufanatori”, fino ai carri, dove venivano svuotati in alcuni grossi tini sistemati sui pianali. Quando i tini erano colmi, i carri trainati da un animale(cavallo, asino, mulo), si muovevano verso il Palmento.
Inoltre, durante la vendemmia, il nonno ci raccontava che dopo alcune ore di lavoro, quando si cominciava a sentire la fatica di stare curvi sui ceppi, i vendemmiatori cominciavano ad intonare canti popolari tipici della vendemmia.

Il Palmento, dotato di un’ampia cisterna per l’acqua e delle attrezzature necessarie per la vinificazione, era strutturato secondo i principi di funzionamento dei palmenti antichi: i pigiatoi, le Vasche e le cisterne erano scavati nella roccia, solo l’edificio si ergeva sopra il piano campagna. Vi erano poi diversi torchi, grandi e piccoli, fissi e mobili.
L’uva veniva ammassata in un angolo del pigiatoio. Poi, poco alla volta, la si sparpagliava sull’intera pista, dove alcuni uomini con i piedi nudi e i calzoni rimboccati sopra il ginocchio, muovendosi a girotondo, seguendo un certo ritmo e talvolta intonando canti tradizionali, pestavano i grappoli sparsi, sino a spremere tutti i chicci.
Ogni pista, mediante un canale di scolo e una portella, era collegata a una vasca posta a un livello più basso,più profonda, più ampia e resa impermeabile da un rivestimento di lastre di pietra viva. Durante la spremitura il mosto, attraverso il canale di scolo, passava direttamente in questa vasca, dove in un secondo momento, aperta la portella, si lasciava cadere anche la vinaccia, ossia l’insieme di bucce, semi e raspi dei grappoli spremuti, che col mosto formava una poltiglia.
Il pastone era lasciato nella vasca a fermentare, per un periodo variabile secondo la qualità dell’uva e il tipo di vino che si voleva ottenere.

Di fronte ad ogni vasca, all’interno di nicchie ricavate nelle pareti, erano situati due grandi torchi, nei quali poi si metteva il pastone, per procedere alla svinatura, cioè alla definitiva separazione del mosto dalle vinacce. Nel torchio il pastone veniva pressato sino a quando lo scolatoio non cessava di gocciolare: ciò significava che bucce e raspi ormai non avevano più niente da spremere.
Dopodiché si ripulivano tutte le superfici e gli attrezzi impiegati, e di tanto in tanto si monitorava il mosto,che da tradizione, giunge a maturazione l’11 novembre, nel giorno di San Martino, in cui si è soliti accompagnare a delle buone caldarroste il vino novello.

“ALLEGRI ALLEGRI” è la frase che, ormai da anni, papà e gli zii utilizzano all’inizio di ogni vendemmia e nei giorni a seguire, per invogliarci e per tenere l’umore, appunto, sempre allegro.
Alla fine di ogni vendemmia si organizza “LU Capucanali”, ossia una lunga tavolata organizzata dai proprietari dei terreni, ricca di deliziose vivande, che vengono consumate insieme a tutta la squadra che ha contribuito al lavoro della vendemmia.

Martina Lenti
Martina Lenti
Editrice Paléat

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *